Lamentazioni

Mi sveglio con il solito tristo sapore amaro, ormai concubino fisso della mia bocca. Desto si’! E con i soliti pensieri di merda… questa volta pero’ accarezzati da quelli che saranno i timidi raggi di un sole invernale che mi attende fuori di casa, pronto ad ingannarmi forte del fatto che il buongiorno si vede dal mattino. Ma non e’ un buongiorno, non lo e’ mai stato. E’ solo un altro fottuto mattino.
Col naso nel diaccio dell’aire invernale, in men che non si dica sono gia’ nel traffico di un accumulo metastatico di italiani medi, sognatori d’una vita da mediano la Domenica, mentre vanno a vedere la partita con Ligabue nello stereo… ma mediamente sempre medi… sempre le solite teste di cazzo. Per intenderci, quelli che fanno la spesa al discount e comprano cibi che scadranno il giorno dopo ma che in quelle luride discariche alimentari ci vanno col Q7. Perche’ in Italia non serve piu’ essere; basta sembrare.
Pensaci, che cazzo te ne frega se hai tre figli che dormono nella stessa stanzetta di 6 metri quadri, in una casa fatiscente che ti hanno assegnato perche’ hai uno zio carabiniere, se il metabolismo di quei tuoi stessi figli trarra’ calcio dal latte di un’azienda in bancarotta e vitamina C dalle prestigiose arance di Valencia quando con lo stesso mutuo per soddisfare questi bisogni primari puoi comprarti un’Audi?
Niente.
Non te ne frega niente.
L’importante e’ sembrare… sembrare in Italia equivale ad ESSERE. E’ il giudizio degli altri ad archiviarci in qualche scaffale di questa societa’ di bigotti che vanno a troie, senatori a vita che di vita hanno solo quella che la coca gli avanza, preti che inculano bambini, suore che si fanno chiavare dal cero santo. Questo incubo del sembrare mi perseguita ovunque; e’ cosi’ dappertutto! Vi spiego come in sintesi:
Vai ad un colloquio di lavoro e sembri preparato.
Ti assumono.
Per iniziare ti affiancano ad un dipendente che devi alleggerire di oneri aziendali, prima che esploda e gli venga un ictus pure alla cappella.
Il dipente ti fa vedere un po’ quelle che sono le mansioni e sembra che tu capisca.
A quel punto ti lasciano ad un primo assaggio di quella che sara’ la tua indipendenza professionale e ti affidano un

compiuter

(sic!) tutto tuo senza sistema operativo.
Installi IL GNU/Linux/UOMOSTALLA.
Ti odio.
Si’, ti odio.
Ti odio perche’ non sai nemmeno cosa porcoddio-ladro-impestato-ladrone-laido-fracico-di-sborra sia quella GRAN MERDONA DI LINUX CRIST-OS SYSTEM FEVER. Non lo sai usare! Ma lo installi perche’ in un’azienda che si occupa di IT se metti IL LINUX sembri piu’ figo. E’ noto, windows lo usano quelli che non capiscono un cazzo di informatica… linux invece e’ per i piu’ esperti! Poi ti serve wine perche’ devi monitorare le pulsazioni della cappella di mose’ con un tool che funziona (gran respiro) solo su windows. E tu hai IL LINUX.
Ma io vi voglio anche spiegare brevemente che cos’e’ l’IT in Italia, nello stivale che sembra un paese.
L’IT e’ un ramo tecnologico mandato avanti da scimmie a forza di cravatte firmate e riunioni tra teste di cazzo capaci solo di scaricare pornazzi con emule dalla rete aziendale. Un mondo fatto di transistor, circuiti, elettricita’ e software promosso a colpi di marketing aggressivo.
Andate sul porco Iddio di sito della HP, ci sono i cocktail di frutta e sborra in primo piano… e intorno parole accattivanti come “pacchetto/soluzione/custom/piccola-media-impresa” e tutte quelle nomenclature adatte a far sentire un grande imprenditore anche il coglione con la partita iva che rivende sole ad altri stronzi come lui.
Adesso andate sul sito della IBM, questa veduta dall’alto della citta’ ricoperta da un blu liberatorio. Questa sensazione di pace che ti fa sentire padrone della tua citta’ perche’ hai UN IBM.
Adesso andate su MONSTERCOCK, prendete il negro cazzo piu’ grosso che trovate e – mannaggia la madonna puttana – ficcatevelo nel culo, insieme a tutta l’IT.

Porcoddio.

Ti odio, con tutto IL TUO LINUX che mi pende dai coglioni.
Installa windows e muori di ebola zaire quando hai un attimo di tempo.